Terrario
idee creative

I terrarium: piccoli ecosistemi in contenitori di vetro

Da piccola passavo ore ad ammirare la magia che si perpetuava all’interno di una boule de neige. Ero letteralmente estasiata da quel piccolo mondo perfetto ricreato all’interno di una bolla: la neve; le case; gli alberi; bimbi e animaletti ritratti in scene di gioco e serenità. Oggi quella sensazione di meraviglia la ritrovo ammirando i terrari o terrarium.

Essi rappresentano non solo apprezzati elementi di design ma possono anche essere una validissima alternativa per tutti i coloro che pensano di non avere il pollice verde. In effetti, semplice è la loro composizione, basta lasciarsi ispirare dalla propria fantasia, e facile è la loro manutenzione. Provate inoltre, a mettere un terrario in ufficio, sulla scrivania o vicino al computer, vi accorgerete di quanto possa essere benefico per l’umore. Approfondiamo l’argomento.

Che cosa sono i terrari?

terrario sulla scrivania, vicino a computer

Intanto leviamoci dalla testa quelle teche di vetro in cui viene riprodotto un ambiente adatto ad ospitare i rettili. Qui si parla solo di piante!

La parola terrarium è data dall’unione delle due parole latine terra (terra) e arium (luogo associato a qualcosa). Sta ad indicare sostanzialmente un ambiente vegetativo autosufficiente, ricreato in miniatura all’interno di un contenitore generalmente di vetro ecco perché molto spesso ci si riferisce ai terrarium con l’espressione “giardino sotto vetro”.  

In realtà, il terrario è un vero e proprio ecosistema in miniatura in cui le piantine, i microrganismi della terra, l’acqua e la luce solare lavorano insieme creando appunto un sistema vivo in grado di sostenersi anche per lunghi periodi di tempo. Esattamente come avviene in natura. A chi mai è potuta venire in mente un’idea del genere?

L’origine dei terrarium

Nathaniel Bagshaw Ward

Questo distinto signore è sir Nathaniel Bagshaw Ward, un medico inglese vissuto nella prima metà dell’ottocento, aveva una forte passione per la botanica e l’entomologia. Ebbene, successe forse un po’ per caso, ma lui divenne il fautore di una vera e propria rivoluzione nel campo della botanica.

Data la sua grande curiosità per l’entomologia, un giorno, nel lontano 1829, prese una pupa o crisalide di falena sfinge e la adagiò su un letto di foglie e terriccio all’interno di un contenitore di vetro, che poi andò a sigillare. Fece ciò con l’intento di osservare giorno dopo giorno il cambiamento, la metamorfosi della crisalide in farfalla. Non sappiamo se la sua curiosità fu soddisfatta o meno, ma di certo fece un’altra importante scoperta nel periodo di osservazione.

Notò infatti che l’acqua ristagnata sulle foglie, con il calore del giorno, tendeva ad evaporare formando una condensa che si depositava sui lati del barattolo chiuso. Durante la notte, quando le temperature scendevano, la condensa si organizzava in goccioline d’acqua che ritornavano a bagnare la base su cui erano adagiate le foglie venendosi così a creare un piccolo ecosistema perfettamente funzionante, ne fu dimostrazione la nascita di piccoli germogli di felce ed erba che spuntarono dal terreno e continuarono a crescere dentro il barattolo sigillato.

Di sicuro questa curiosa scoperta catturò il suo interesse molto più degli insetti. Volle capire se quello era stato un caso o se veramente le piante potessero crescere e prosperare in un ambiente completamente chiuso contando solo sulla terra, sull’umidità e sulla luce. Ecco quindi che, molto presto, i barattoli lasciarono il posto a delle cassette in vetro molto più grandi, le cosiddette cassette wardiane (Wardian Case). Il funzionamento di quelle cassette fu così rivoluzionario da divenire una delle  scoperte botaniche ed economiche più importanti dell’età vittoriana.

cassetta wardiana

La validità delle cassette wardiane venne confermata anche grazie alle spedizioni esplorative. Per la prima volta, infatti, fu possibile trasportare dei nuovi esemplari di piante attraverso i mari senza che le variazioni climatiche o atmosferiche le facessero morire.

Le prime felci vennero spedite dall’Inghilterra in Australia nel 1833 e dopo sei mesi di navigazione arrivarono nel porto di Sidney nel pieno del loro vigore. Fu così che molte piante esotiche raggiunsero in quel periodo senza alcun problema le dimore dei collezionisti europei. Tra queste piante le più degne di nota furono le orchidee. Quelle cassette dal telaio in legno con le pareti di vetro furono i primi terrari. È curioso come già allora, oltre alla loro valenza economica fossero molto amati dai ricchi londinesi e non solo, come elementi di arredo. Un modo per portare il giardino dentro casa.

Credit: “Diamond Terrarium Lifestyle Image” by urbanbotanist is licensed under CC BY 2.0;

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